Quanto era importante il Premio Impresa Etica di Enzo Faenza. Nel Vallo di Diano si parla troppo poco di lavoro

Enzo Faenza è stato un coriaceo, appassionato e anche spigoloso sindacalista piombato per motivi di vita da Eboli a Pertosa. Creò il Premio Impresa Etica per celebrare le buone pratiche lavorative soprattutto nel Vallo di Diano, con premi a quelle imprese e quelle aziende che rispettavano nel vero senso del termine il lavoro. Il premio, che si teneva per la maggior parte delle volte a Pertosa, era anche una scusa per “parlare” di lavoro nel territorio, delle problematiche del lavoro nel comprensorio e di come, magari, affrontarle. Faenza è stato anche tra i pochi a ricordare sempre e in vari modi le figure di Giovanna Curcio e Anna Maria Mercadante, le due donne morte nel rogo della Bimaltex a Montesano sulla Marcellana, quando lavoravano per 2 euro l’ora in condizioni pessime. Il premio è svanito con la morte del sindacalista e le promesse di qualche politico di farlo rivivere sono cadute nel vuoto.

Ecco il tema del lavoro nel Vallo di Diano è un tema quasi mai affrontato realmente. Le problematiche con cui aziende e soprattutto lavoratori o aspiranti tali devono affrontare, gli orari, i pagamenti, la sicurezza, il trattamento, sono lasciate cadere nell’azione individuale. E ancora perché si emigra per lavorare o di come e se vengono rispettati migranti arrivati nel Vallo di Diano in cerca di lavoro sono altre domande quasi non più poste nell’agenda pubblica valdianese. Parlare di lavoro, anche di chi fa “buon lavoro” sarebbe fondamentale per affrontare il tema caro della restanza. E invece, sembra che il tema abbia fatto la fine del premio: caduto nel dimenticatoio.

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